BIODANZA

La Biodanza
(a cura di Micaela Bianco, fisioterapista e insegnante di Biodanza)
Quali sono gli strumenti, le pratiche che riescono a introdurre un cambiamento in questa dimensione? Il cambiamento è una forma di riapprendimento. C’è stato un disturbo nell’apprendimento di un sano accesso. all’amore per sé. Nella vita una persona continua a cercare l’amore in un modo insano in modo da riprodurre quello stesso copione, un copione “errato” di accesso alla dimensione dell’amore che conferma il proprio vissuto.
La scelta della Biodanza come chiave ha come scopo disancorarti da un copione errato e riapprendere un copione sano. È una riformulazione del proprio modo di essere e il proprio modo di agire, che porti a una richiesta giusta o nella direzione giusta. Chi utilizza un copione come quello dell’impostora in qualche modo continua a rivolgersi a situazioni e a persone che possano confermare che tu non sei degno d’amore.
La Biodanza è una pratica che lavora sull’identità. È importante stare attenti a non cadere nell’inganno che sia sufficiente rispondere al sintomo, quindi eseguire l’esercizio come risposta a un sintomo, così come prendi una medicina per non sentire il sintomo. Non sono i singoli esercizi che ti permettono di superare la sindrome dell’impostore. È un processo, e occorrono condizioni imprescindibili per poter accedere ad una dimensione che riesca a produrre un cambiamento. I cambiamenti possono essere anche abbastanza rapidi per cui le persone che praticano Biodanza entrano in un nuovo stato di piacere, il piacere di vivere e di essere come sono, spesso accompagnato da una sensazione di innamoramento. C’è un sistema percettivo che è stato alterato e c’è un copione di azione che ha bisogno di essere riprogrammato. Qui si afferma l’identità. Si sposta il focus da fuori a dentro, l’oggetto d’amore non è più l’altro. Per chi ha la sindrome dell’impostore l’oggetto d’amore è sempre spostato su altro per cui continuo a cercare l’oggetto d’amore fuori che confermano la mia credenza di non meritarmi amore. La pratica della Biodanza porta a sospendere la proiezione sull’oggetto esterno.
Perché la pratica della Biodanza riesca ad accedere ai piani profondi della persona è necessario che essa riesca ad accedere ad uno stato differente che è la Vivencia, che è differente dall’emozione, anche se è colorata dall’emozione ed è sempre associata ad essa. Il primo passaggio consiste nel ritrovare una connessione con la dimensione delle emozioni per poi ritrovare la connessione con l’istinto. Io non scelgo l’emozione che provo ma è una risposta istintiva che ha un tempo, una durata, qualcosa che la innesca, ha un momento di picco che poi tende a calare e poi se ne va. Quindi impariamo a non temere e non restare aggrappati alle emozioni.
La Vivencia coinvolge le emozioni ma anche tanti altri piani del nostro essere. È uno stato in cui entro in una percezione intera di me stessa, avverto l’integrazione tra uno stato emozionale, uno stato viscerale, uno stato cognitivo. In quel momento entro in una percezione intera di me stessa, dimensione di pienezza che mi porta ad essere nel qui e ora; sono quello che sto facendo, non sto pensando a prima, non sto pensando a dopo ma sono l’esperienza. È uno stato di espansione di coscienza, vivo l’esperienza interamente con tutte le mie parti. Questa esperienza se è integrante od è integrata riesce ad essere un momento di trasformazione.
Non accedo alla Vivencia perché lo decido, occorrono condizioni specifiche:
Una progressività perché l’essere umano è spaventato dall’emozione, dalla profonda connessione con se stesso e dal contatto profondo con gli altri esseri umani. Occorre creare un processo progressivo in cui la persona riesce ad accedere ad altre condizioni.
Un’altra condizione è l’organicità di una proposta. La Biodanza non è una sequenza di esercizi ma ogni sessione di Biodanza è un percorso che parte da un punto ed arriva ad un altro punto, è necessario che si generi un equilibrio e un’attivazione progressiva dei nostri sistemi fondamentali, il simpatico e il parasimpatico, quindi sul piano organico e fisiologico, perché la Biodanza non lavora sul piano psicologico ma è un lavoro integrato tra tutti i nostri sistemi. Il piano organico è il piano basico ma fondamentale per arrivare a vivere le emozioni in modo sano ed equilibrato, perché io sia competente delle mie emozioni e non preda, e quindi che io possa agire in modo funzionale. Lo strumento è la danza. Con danza si intende movimento integrato con la musica, uno stimolo dall’esterno che riesce ad attivare la musica interna, dove nell’essere umano musica, movimento ed espressione vocale non sono separati.
L’altra condizione necessaria per accedere ad uno stato vivenciale è la fiducia che permette di abbassare le difese, che non vuol dire arrivare a momenti catartici dove si fanno salti quantici improvvisi bensì è importante che la persona arrivi a percepire che è lei stessa a produrre i suoi cambiamenti. Non c’è nessuno che li fa al suo posto o che glieli induce, anzi è importante valorizzare le proprie difese per proteggersi. Arriva poco alla volta perché la persona è pronta.
Il facilitatore di Biodanza non è un induttore di fiducia o di trasformazione bensì crea le condizioni in cui è possibile sperimentarsi in una possibilità di abbassamento delle difese per poter accedere alle emozioni in una modalità più integrata. Si arriva così a vivere e danzare le emozioni senza paura del giudizio che diventa un’esperienza di grande piacere esistenziale. Le persone iniziano così a sentirsi libere di esprimersi in un contesto protetto. Perché l’identità si possa manifestare come piacere del proprio corpo in movimento e di sé con l’altro, in una dimensione intersoggettiva occorre un’altra condizione: gli ecofattori. Non faccio l’esercizio a casa da solo ma è nella relazione con l’altro che imprescindibilmente incontro tutto ciò di cui abbiamo parlato sopra.
Il contesto della Biodanza è ricco di fattori positivi dove l’incontro con l’altro diventa obiettivo, sperimento il contatto, la condivisione, la dimensione del gruppo, la mancanza di giudizio, la possibilità della fiducia e di fare esperienze che non avevo mai fatto prima e di riprogrammare la mia modalità di entrare in relazione attraverso l’esperienza di piacere che diventa il rinforzo positivo. Entro in un’esperienza che poi resta, che ha prodotto un risultato in termini di piacere. L’esperienza ripetuta in cui mi sperimento in una relazione sana con l’altro, in assenza di giudizio, in cui ho potuto entrare in uno stato diverso e in cui ho potuto agire un meccanismo diverso rispetto a quello che mi ha condizionato fino a qui.
Nello stato vivenciale, anche se per breve tempo, esco dalla sindrome dell’impostore e il mio sistema registra l’esperienza diversa che ho fatto di me. Con un’attitudine differente al mondo esterno, il mondo esterno risponde in un altro modo.
Se la persona si mette in gioco in modo profondo, la Biodanza è un metodo di facilitazione efficace per ridurre gli effetti disfunzionali della sindrome dell’impostore e rendere la vita più ricca di significato.